In due mesi e mezzo sono stati catturati 278 granchi. Tra questi, diverse femmine portavano uova sul ventre, il che dimostra che la specie si sta riproducendo qui. Sebbene non sia ancora stata ufficialmente elencata come specie invasiva non autoctona dall’Unione Europea, diversi studi in varie parti del Mediterraneo hanno collegato la sua presenza alla scomparsa di alcune specie autoctone. Il granchio blu (Callinectes sapidus) è stato introdotto nel Mediterraneo dall’Atlantico settentrionale degli Stati Uniti, ma le modalità di introduzione non sono del tutto note. L’ipotesi più accreditata è che le sue uova siano arrivate nell’acqua di zavorra delle navi da carico. Le sue caratteristiche sono la notevole adattabilità e la capacità di prosperare anche in condizioni sfavorevoli (ad esempio in aree con alti livelli di inquinamento), l’elevata capacità riproduttiva (le femmine hanno tra 750.000 e 8.000.000 di uova) e l’aggressività nell’accaparrarsi lo spazio e nella predazione. Le prime registrazioni della sua presenza nell’Adriatico risalgono al 1949, mentre è stata documentata per la prima volta in Slovenia nel 2019. È stato osservato per la prima volta nel Parco paesaggistico nel 2023 e nel 2024 i dati di cattura hanno mostrato la presenza di centinaia di individui della specie. L’impatto del granchio blu sugli ecosistemi del Parco nazionale di Strugnano non è ancora stato studiato, ma potrebbero verificarsi cambiamenti nella rete alimentare e la scomparsa di alcune specie autoctone, soprattutto il granchio da moleca (Carcinus aestuarii).
Granchio blu maschio.
Granchio blu femmina con uova sulla pancia.
Granchio blu nell’ambiente naturale.