Falesia

La parte più distintiva del Parco naturale Strugnano è la falesia di Strugnano, alta fino a 80 metri e con il suo ciglione ricoperto di bosco e la fascia di mare sottostante dichiarata riserva naturale.

Rappresenta anche il tratto più lungo di riva naturale sull’intera linea costiera di 130 chilometri tra Grado (Italia) e Punta Salvore (Croazia) che circoscrive il Golfo di Trieste.

Le sue pareti a precipizio e la spiaggia ghiaiosa ai suoi piedi sono interamente lasciate ai processi naturali, con il mare, la pioggia e il vento a foggiare gli strati friabili della roccia e ridisegnarne assiduamente i lineamenti.

Caratteristiche geologiche e geomorfologiche della falesia

Il termine falesia denota una scarpata ripida, a picco o persino a strapiombo, formatasi per azione erosiva del mare sulla costa rocciosa e composta da sedimenti cementati o non consolidati.

La falesia di Strugnano, come la maggior parte della regione litorale e l’intera zone del Parco naturale Strugnano, è composta da rocce di flysch di età medioeocenica. Il flysch è una formazione eterogenea, caratterizzata da un’alternanza ciclica di due o più litotipi, che si accumularono oltre 40 milioni di anni fa nelle profonde acque del mare. Le frane sottomarine che interessavano il margine della piattaforma continentale, provocate da terremoti, violenti temporali o tsunami, portavano via sedimenti misti, deponendoli gradualmente sul fondo del mare profondo: sotto quelli più grossolani, sopra le frazioni più fini. I sedimenti così accumulati si litificarono nella roccia flysch. Successivamente, il bacino marino si restrinse ad opera delle forze tettoniche, le acque si ritirarono e le rocce si spaccarono, piegandosi e affiorando in superficie, dove oggi possiamo ammirarle.

Ogni successione litologica nella roccia flysch inizia con uno strato di conglomerati a grana grossa, a cui si sovrappone uno strato di arenarie e, in fine, uno di finissima marna. I singoli strati nella roccia flysch possono essere di vario spessore. In Slovenia sono in gran parte abbastanza sottili (da alcuni centimetri ad alcune decine di centimetri).

Le rocce flysch della costa slovena si distinguono per gli sporadici strati di calcare, che in alcuni punti raggiungono diversi metri di spessore e vengono denominati megastrati.

L’aspetto della falesia di Strugnano è in costante mutamento. Gli spostamenti tettonici hanno creato pittoresche faglie, pieghe e diaclasi, più marcate nella Punta di Strugnano a ovest e nella Punta Cane a est, mentre i cambiamenti alla superficie che siamo effettivamente in grado di vedere derivano dai processi di meteorizzazione ed erosione, tra cui gole profonde, solchi dovuti al dilavamento e altre formazioni naturali tipiche delle falesie.

Il termine diaclasi indica una discontinuità in un corpo roccioso causata dalle tensioni, con poco o alcun movimento laterale nel piano della frattura. Secondo la loro orientazione rispetto al campo delle forze principali, le diaclasi vengono distinte tra quelle di estensione e quelle di taglio.

Le fratture di estensione sono generalmente orientate perpendicolarmente al campo di tensione e possono misurare da pochi centimetri a diverse centinaia di metri in lunghezza. Finché rimangono aperte (beanti), vi possono passare liquidi contenenti diverse quantità di minerali disciolti. Quando i minerali precipitati dalle soluzioni soprassature riempiono la frattura, si forma una vena. In Slovenia, le vene sono più frequentemente riempite di calcite e quarzo.

Le fratture di taglio corrono lungo il campo di tensione, sono chiuse e senza vene.

Esistono anche sistemi di diaclasi – insiemi di famiglie di fratture paralleli e spaziate.

Un altro tipo di discontinuità nella roccia è la faglia. Si tratta di una frattura che mostra evidenze di movimento relativo tra le due masse rocciose da essa divise. Quasi tutte le faglie verticali nella falesia di Strugnano sono riempite di calcite.

Le faglie sono spesso accompagnate da pieghe, curve concavi o convesse nella roccia, risultanti dalle forze di compressione ricollegabili agli spostamenti tettonici.

La meteorizzazione è il processo di disintegrazione e alterazione della roccia attraverso il contatto con l’atmosfera e a causa dell’attività organica, mentre l’erosione si definisce come disgregazione, rodimento, dilavamento ed esportazione graduale della roccia provocata dagli agenti naturali quali acqua, vento e ghiaccio.

L’intensità dei processi erosivi nel flysch varia a secondo dello spessore e composizione degli strati interessati. Siccome gli strati di marna sono più morbidi e meno resistenti alla meteorizzazione e all’azione del mare rispetto agli strati di arenaria e calcare, viene a crearsi un solco di battente alla base della parete aperta sul mare, riconoscibile come un compatto banco sporgente. Se l’erosione sotto di esso è troppo forte, gli strati di arenaria e calcare si staccano e precipitano sulla spiaggia.

Siccome il flysch è friabile e soggetto a trasformazione sotto gli effetti atmosferici e l’azione del moto ondoso, la nostra costa e il fondale marino hanno una pendenza alquanto leggera.

Nel punto di contatto tra la terraferma e il mare può formarsi una piattaforma abrasiva di varia larghezza. Essa continua sotto la superficie del mare in un terrazzo roccioso marino che alla profondità di alcuni metri finisce con un’immersione a strapiombo verso il largo. L’altezza e la pendenza della parete rocciosa, la presenza e la larghezza della piattaforma abrasiva e la profondità del mare variano da falesia a falesia. L’inclinazione della faccia rocciosa alla Punta Ronco, dove la falesia di Strugnano raggiunge la sua pendenza massima, è intorno ai 70°, mentre la larghezza totale del suo terrazzo marino misura ben oltre 100 metri ed è anche la più pianeggiante di tutta la costa slovena. La costa corre trasversale alla direzione degli strati del flysch, il che la classifica tra le coste a rias.

I massi più grandi e normalmente più chiari sulla riva e nei fondali bassi del mare hanno origine negli spessi strati carbonatici del flysch, i sassi grigi o bruni che coprono la maggior parte della nostra spiaggia e del fondale marino nelle zone basse sono arenaria, mentre la marna si disintegra rapidamente e insieme ai detriti organici compone il sostrato limaccioso. Questa è una delle ragioni – assieme alla bassa profondità e a un numero relativamente grande di piccoli immissari del Golfo di Trieste – che spiegano la torbidità del mare in questa zona.

I già menzionati enormi blocchi di calcare che possiamo incontrare nelle passeggiate sulla spiaggia offrono ottime possibilità di osservare i fossili. Tra i più facilmente percettibili ci sono soprattutto gusci mineralizzati dei foraminiferi, frammenti di aculei e teche dei ricci di mare e resti delle alghe rosse.

I resti fossilizzati di organismi visibili a occhio nudo si possono trovare, sebbene raramente, anche nelle arenarie sulla riva. Si tratta di pezzi di tronchi d’albero, a volte di foglie. Più frequentemente, invece, si sono preservati in essi degli icnofossili, impronte lasciate nei sedimenti da animali. Anche se il più delle volte non è possibile determinare a quale organismo appartenevano, si può interpretare, in base alla loro forma, se sono state prodotte durante la ricerca del cibo, a riposo, in locomozione o nel corso di qualche altra attività dell’animale.

Le impronte fossili si possono facilmente trovare osservando da vicino e girando i pezzi di ghiaia sulla spiaggia, l’importante è rimetterli poi al loro posto e non spostarli o portarli via, perché sono domicilio di organismi marini che vi si nascondono sotto nei periodi di bassa marea.

Lo sapevate che la falesia si va ritirando?

I processi erosivi, che nel flysch sono estremamente rapidi, provocano l’abbassamento del suolo e l’arretramento dei fianchi della falesia verso la terraferma. Per questo diciamo che la falesia si va ritirando, in media di circa un centimetro all’anno.

Per l’azione del mare, della pioggia, del sole e del vento, le rocce del flysch si disgregano e cadono sulla spiaggia sottostante. Per questo motivo, in visita al mare evitiamo i versanti brulli, esposti e ripidi della falesia.

Vedi l’opuscolo informativo sulla friabilità della scogliera.

L’utilizzo delle rocce del flysch

Due componenti della roccia flysch – l’arenaria e la marna – hanno una lunga tradizione di utilizzo nell’edilizia.

Un tempo c’erano diverse cave di arenaria sui colli di Muggia (Elleri, Premanzano, Punta Grossa, Valle d’Oltra), presso Puzzole, a Boste e nei dintorni di Prešnica, ma oggi rimangono attive solo quelle di Elleri, Puzzole e Boste. Dall’arenaria grigio-brunastra a grana fine e medio-fine qui estratta, si producono soprattutto lastre in pietra per pavimentazione esterna, mentre nel passato il materiale era comunemente usato nella costruzione delle case. Infatti, la maggior parte delle vecchie case istriane sono costruite proprio con blocchi di arenaria del flysch.

La marna, il costituente principale del flysch, è invece la materia prima più importante nella produzione del cemento e viene utilizzata nel cementificio di Anhovo.

La natura sulla falesia

Bosco submediterraneo di caducifoglie

Il clima mediterraneo e il sostrato di flysch hanno favorito in Istria la formazione di foreste decidue submediterranee.

Le ripide pareti settentrionali e occidentali e i ciglioni superiori della falesia nella Riserva naturale Strugnano sono coperti dalla tipica formazione boschiva del carpino nero e della roverella, con l’erba sesleria autunnale (Sesleria autumnalis) come la più frequente specie vegetale del sottobosco. Nei luoghi più assolati figurano nel sottobosco anche alcune specie tipicamente mediterranee, come la rosa di San Giovanni (Rosa sempervirens), la robbia selvatica (Rubia peregrina), l’asparago pungente (Asparagus acutifolius), la ginestrella comune (Osyris alba) e la salsapariglia (Smilax aspera).

Nelle aree ombreggiate la composizione del bosco cambia e include delle specie più mesofile, come il cerro (Quercus cerris). La prossimità degli insediamenti e i lunghi anni di interferenze dell’uomo nell’uniformità delle comunità boschive si manifestano qui in un numero elevato di specie alloctone, tra cui l’alloro (Laurus nobilis), il viburno tino (Viburnum tinus), il pino d’Aleppo (Pinus halepensis), il pino bruzio (Pinus brutia), il pino nero (Pinus nigra), il leccio (Quercus ilex), il cipresso comune (Cupressus sempervirens) e altre.

Le specie arboree e arbustive che crescono sulla falesia sono (ordinate per frequenza): il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’orniello (Fraxinus ornus), la roverella (Quercus pubescens), il biancospino comune (Crataegus monogyna), la cornetta dondolina (Coronilla emerus subsp. emeroides), la ginestra odorosa (Spartium junceum), il carpino orientale (Carpinus orientalis), l’albero della nebbia (Cotinus coggygria), il ciavardello (Sorbus torminalis), il sorbo comune (Sorbus domestica), la marruca (Paliurus spina-christi), l’olmo campestre (Ulmus minor) e l’acero campestre (Acer campestre).

Le piante mediterranee

Le condizioni di vita nell’Istria slovena sono poco adatte per la maggioranza delle specie vegetali caratteristiche del Mediterraneo, perciò le incontriamo più spesso coltivate in parchi e giardini, ma ad alcune la prossimità del mare e la posizione assolata permettono anche la crescita nell’ambiente naturale. Le più particolari tra queste sono il corbezzolo e il mirto, il cui sito di crescita spontanea più settentrionale sull’Adriatico è precisamente nell’area di Strugnano.

Il corbezzolo (Arbutus unedo) è un arbusto con corteccia rossastra che tende tipicamente a sfaldarsi. Le foglie sono sempreverdi, di forma ovale lanceolata, lunghe diversi centimetri, a margine dentellato. La fioritura avviene in settembre-ottobre. I piccoli fiori bianchi a campanella sono riuniti in pannocchie pendule. I frutti del corbezzolo sono bacche sferiche di colore arancio-rossastro con scorza coperta da piccoli bitorzoli. Sono commestibili, utilizzati prevalentemente per la produzione di marmellate e liquori. Una curiosità del corbezzolo è che i suoi frutti impiegano quasi un anno per maturare, per cui non è inusuale incontrare sulla pianta nel periodo della sua fioritura anche frutti maturi dell’anno precedente.

Il mirto (Myrtus communis) può crescere come cespuglio o alberello. Le sue foglie sempreverdi sono piccole, ovali e leggermente appuntite, a margine intero e profumate, con l’aroma che ricorda quello dell’eucalipto. I fiori sono bianchi, costituiti da cinque petali e con numerosi stami. Il frutto è una bacca di colore blu scuro, con cui in Sardegna e Corsica si prepara un liquore dolce.

Due altre piante mediterranee che da noi crescono sia in stato selvatico sia coltivate a scopi decorativi sono l’alloro (Laurus nobilis) e il viburno tino (Viburnum tinus). Gli uccelli che si alimentano con le loro bacche ne diffondono i semi. Tipicamente tendono a produrre ampi arbusti, ma possono svilupparsi anche in veri e propri alberi che raggiungono i dieci metri di altezza.

Gli insetti della falesia

Le zone boschive, arbustacee ed erbose e il paesaggio agricolo e culturale che si estendono come tipi di habitat distinti sui 65 ettari dell’area della falesia sono, naturalmente, anche dimora di numerose specie animali. La classe attualmente meglio studiata e catalogata è quella degli insetti, più specificatamente le farfalle e le falene, le mantidi e le cavallette.

Una vera peculiarità tra queste ultime è la specie Andreiniimon nuptialis, finora registrata in Slovenia solo tre volte. Secondo i dati della letteratura specializzata, l’insetto è conosciuto nei Balcani meridionali e nell’Italia centrale. A. nuptialis appartiene alla famiglia delle Tettigoniidi, note anche come cavallette dalle corna lunghe o cavallette verdi. Le Tettigoniidi sono uno dei rari gruppi di insetti capaci di comunicazione uditiva mediante la stridulazione. Soprattutto i maschi sono ben conosciuti per i loro canti nei periodi dell’accoppiamento.

Tra le numerose farfalle e falene si possono incontrare nell’area della falesia anche tre specie aliene invasive, diffusesi in Slovenia negli ultimi anni come risultato della globalizzazione.

La piralide del bosso (Cydalima perspectalis) è nativa dell’Est asiatico (Giappone, Cina, Taiwan, Corea, India e la parte russa dell’Estremo Oriente). I bruchi, che si nutrono delle foglie e dei getti della pianta ospite, causano danni ingenti in Europa, perché in questo ambiente, nuovo per la specie introdotta accidentalmente, i meccanismi di regolazione naturale non sono ancora disponibili. Per il controllo dell’infestazione sui cespugli e siepi decorative di bosso si utilizzano insetticidi sintetici e le trappole di feromone che attirano i maschi adulti.

Il licenide dei gerani (Cacyreus marshalli) è la prima specie alloctona di farfalla riscontrata in Slovenia. Originario del Sudafrica, l’insetto è stato trasferito in Europa nel 1987, alle isole Baleari, a seguito dell’importazione di piantine di gerani coltivati. I bruchi si cibano di infiorescenze, boccioli fiorali e foglie e scavando fori nel fusto distruggono completamente la pianta ospite. In Slovenia, questa piccola farfalla della famiglia dei Licenidi, registrata per la prima volta nel 2008, è limitata soprattutto alla regione del Litorale. Essendo il clima continentale poco adatto a questo insetto e dato che gli esemplari adulti appaiono relativamente tardi nell’anno e presentano un basso tasso di sopravvivenza in condizioni invernali, la diffusione e la proliferazione di questa specie in altre parti della Slovenia sono dubbie.

La tignola del pomodoro (Tuta absoluta) è una delle più temibili minacce per il pomodoro. Negli anni ’60 del secolo scorso, il parassita ha cominciato a diffondersi sui territori del Sudamerica, arrivando in Europa nel 2006 con il commercio internazionale dei frutti di pomodoro e raggiungendo nel 2009 anche la Slovenia. Il suo ospite primario è il pomodoro, ma la tignola attacca anche le patate e altri solani, causando la bacatura dei loro frutti. Nelle aree geografiche più calde l’insetto può distruggere rapidamente vaste quantità di coltivazioni, dato che può compiere fino a 12 generazioni all’anno ed è capace di sopravvivere d’inverno in tutti gli stadi del suo ciclo vitale.

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